09/12/11

Difendersi dal Mal di Gola

Con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno fanno capolino i malanni da raffreddamento.
Il primo sintomo è un fastidioso prurito in gola che se trascurato porta con se strascichi che richiedono l’assunzione di antibiotici
Sappiamo tutti che la terapia antibiotica va intrapresa solo se strettamente necessaria in quanto ha tantissime controindicazioni tra le quali quella di creare batteri resistenti ovvero insensibili in futuro all’antibiotico utilizzato.
Il Ministero della Salute Italiano da tempo ha iniziato una campagna di sensibilizzazione contro la facilità d’uso degli antibiotici.

La natura però ci da molti aiuti che possono prevenire l’utilizzo di questi farmaci: contro il Mal di Gola, soprattutto per prevenirlo  e allo stadio iniziale possiamo agire con prodotti a base di Propoli.

La Propoli è una sostanza derivata da resine che le piante secernono per proteggere le loro parti più delicate, le gemme, da potenziali infezioni batteriche, virali o fungine e nel contempo da ossidazione causata dei raggi solari. Queste resine vengono raccolte dalle api che rielaborandole con enzimi producono una sostanza che protegge l’alveare dalle malattie.
L’attività della Propoli dipende da una classe di sostanze molto conosciute in natura: i Polifenoli.

A differenza degli antibiotici, non causa batterio resistenze a causa della molteplicità di sostanze attive presenti. Chiaramente, non ha la potenza di un antibiotico e quando l’infezione è conclamata la sua attività si riduce di molto, ma come preventivo e nelle fasi iniziali (mal di gola) i risultati sono sorprendenti.
Per spiegare meglio provate a pensare a una battaglia: fin che si svolge in campo aperto le avanguardie del nemico (Batteri, Virus, ..) possono essere sconfitte da soldati ben addestrati armati con fucili e pistole (Propoli); ma nel momento in cui il nemico si organizza e si arrocca occorreranno a questo punto armi ben più potenti (Antibiotici). Quindi avere la possibilità di avere delle sentinelle sempre allerta (Prevenzione) e dei soldati pronti a sorprendere le avanguardie (Primi sintomi) può evitare il nascere di battaglie campali molto dispendiose (febbre, antibiotici, ecc.)

La bocca e la gola costituiscono spesso la prima via d’accesso per i corpi estranei e gli agenti infettivi (virus, batteri, …), tenere della Propoli spray o gocce a portata di mano e utilizzarla 1 volta al giorno a scopo preventivo o 2/3 volte ai primi sintomi può permettere di evitare la gran parte delle malattie invernali (influenza compresa).

Cos’è il “Mal di Gola”?


Il mal di gola è spesso un’infiammazione a livello delle mucose della gola che lascia una sensazione di solletico, di gola “in fiamme”, di dolore forte (o molto forte) e irritazione.
Il mal di gola è prevalentemente un sintomo di un’altra malattia (raffreddamento, faringite, allergia) piuttosto che una malattia in sé.

La trasmissione del mal di gola può avvenire tramite tosse o sternuti di una persona infetta, dato che il virus e i batteri sono trasportati da goccioline invisibili di saliva. Le mani contaminate possono essere un’altra via d’entrata per i virus e i batteri responsabili del mal di gola.

Il mal di gola di origine batterica provoca in genere sintomi più evidenti spesso dolori più forti. Si noti che i virus possono favorire la comparsa di mal di gola di origine batterica. Infatti i virus, a causa del loro numero elevato, possono indebolire il sistema immunitario che diventa meno efficace perché si attiva per l'eliminazione di virus e ciò può comportare un più facile ingresso dei batteri a livello della gola.
Il mal di gola può anche essere provocato o favorito anche da un aria troppo secca, la stanchezza (in seguito a un indebolimento del sistema immunitario), allergie (febbre da fieno,...), tabacco (fumare in una stanza), stress o nervosismo, una faringite, una laringite, o il semplice fatto di avere parlato o gridato troppo.

Riassumendo il Mal di Gola è una infiammazione dolorosa di origine batterica o virale.

Qual è l’attività della Propoli?
La propoli è antiinfiammatoria, antibatterica, antivirale, immunostimolante e anche blandamente anestetica locale: attività che corrispondo molto bene ai sintomi del mal di gola.

Se si vuole andare nello specifico, studi clinici hanno dimostrato queste attività:
1.       Attività antiinfiammatoria
a.       Inibisce la 5 alfa-lipossigenasi
b.      Inibisce la cicloossigenasi
c.       Diminuisce le PG e LTX
d.      Diminuisce l’instamina
e.      Diminuisce le citochine pro infiammatorie (TNF-alfa, IL-6, IL-8)
2.       Attività antibatterica
a.       Inibisce la sintesi proteica con riduzione e blocco della sintesi del DNA
b.      Inibisce la RNA-Polimerasi con perdita di capacità a legarsi al DNA
c.       Danni funzionali e strutturali sulla membrana o parete cellulare
d.      Inibisce l’enzima Diidrofolato reduttasi (fondamentale nel metabolismo batterico)
3.       Attività antivirale
a.       Impedisce la penetrazione del virus nella cellula, agendo sulle neuramidasi virali
b.      Blocca la RNA-Polimerasi (blocco della sintesi proteica)
4.       Attività immunostimolante
a.       Aumenta l’attività dei leucociti
b.      Aumenta il numero dei granulociti neutrofili
c.       Aumenta il numero dei macrofagi e dell’attività fagocitaria
d.      Aumenta l’attività dell NK
e.      Stimola la produzione di anticorpi
f.        Aumenta la produzione di IL1-6-10
g.       Aumenta l’INF-α
h.      Aumenta TNF


Quindi per concludere le Api hanno capito da millenni come difendersi, proviamo ad imparare anche da loro: quest’inverno provate a difendervi con un prodotto naturale di sicura efficacia, la Propoli

08/11/11

Integratori perchè si (2)

Le presenti osservazioni sono ricavate dall’intervento al convegno “Sano Stile di Vita” del Prof . Adrea Poli
Provate ad osservare questo grafico, risulta evidente la difformità:
dall’anno 0 al 1900 la speranza di vita media è cresciuta di 25 anni mentre, solo nell’ultimo secolo è incrementata di 30 anni grazie alla medicina e allo stile di vita.
Ma l’evoluzione ha altri tempi: i nostri geni non cambiano così in fretta!
Il nostro corpo non è “evolutivamente progettato” per una vita così lunga ecco perché l’invecchiamento della popolazione si associa alla comparsa di malattie cronico degenerative (aterosclerosi, neoplasie, demenze, ecc.)

In un ottica evoluzionistica, queste malattie degenerative non sono rilevanti perché colpiscono l’individuo dopo il periodo riproduttivo e non sono quindi pericolose per la specie.
Di conseguenza, non è evolutivamente rilevante che noi diventiamo sovrappeso o obesi, come non è rilevante che diveniamo ipercolesterolemici o obesi. I nostri meccanismi di difesa da queste condizioni non sono stati selezionati in modo efficiente (principio di economia) mentre si sono sviluppati quelli che ci proteggono durante l’età più importante, quella riproduttiva.

Avere il “colesterolo alto” o fumare non sarebbe di fatto pericoloso se la durata della vita media fosse 50 anni: più la vita si allunga, più un fattore di rischio ha tempo per fare danni.

L’allungamento della vita aumenta progressivamente le nostre responsabilità personali nei confronti di noi stessi e della società in termini di salute: le responsabilità dei “professionisti della salute” (medici, farmacisti, ecc.) su questi temi, e sull’educazione del pubblico in proposito, sono evidenti.

Tornando all’evoluzione non necessariamente le sue “scelte” sono nella direzione desiderabile da uomini e donne del 21 secolo: nel corso dei secoli sono state sviluppate forme di difesa da agenti esterni che però sono rapidamente cambiati nel corso di pochissimi anni (gli ultimi).
Alcuni esempi:

• Per ridurre il rischio di emorragie si è evoluta l’aggregazione piastrinica che ha, come effetto tardivo il rischio di trombosi (infarto, ictus)
• L’uomo si è evoluto fondamentalmente in aree povere di sodio e nel corso dei secoli a sviluppato la ritenzione sodica che oggi da come effetto tardivo il problema dell’ipertensione.
• L’elevata produzione di colesterolo permette, nei paesi a bassa insolazione, di migliorare la produzione di vitamina D, ma ha effetti tardivi che conosciamo bene: arteriosclerosi, infarto.
L’obesità esiste con lo scopo di proteggere la razza umana dalle carestie ma ha l’effetto tardivo dello sviluppo del diabete e dell’arteriosclerosi
• Per controllare le infezioni il corpo umano ha sviluppato il sistema delle infiammazioni che hanno come effetto tardivo le malattie autoimmuni e l’aterosclerosi.
• Ecc.

Il nostro processo evolutivo è quindi ancora tarato sull’uomo del 1800 e occorreranno ancora parecchi anni prima che si adatti al tipo di vita attuale

Come fa l’evoluzione a guidarci?
Ha posto a controllo dei punti chiave della conservazione della specie (alimentazione, alimentazione dei piccoli, riproduzione), un meccanismo fortissimo: il piacere
Esempio: gli alimenti buoni (dolci) in situazioni ambientali critiche (carestie) danno molta energia: quindi l’uomo e guidato verso questo tipo di alimentazione.

Controllare razionalmente i meccanismi del piacere è molto difficile: ad esempio controllare il piacere che deriva dal consumo di cibi di gusto gradito da parte di persone in sovrappeso è una forzatura evolutiva.
Il gusto, che guida le nostre scelte alimentari, e che è, almeno in parte selezionato geneticamente, ci orienta quindi verso cibi dolci e verso i grassi, mentre ci fa rifuggire dai cibi amari.
I nutrizionisti moderni oggi però danno grande importanza ai prodotti antiossidanti tipo i polifenoli che hanno un gusto amaro.

Quindi riassumendo i principali termini del problema sono:
• Inappropriatezza genetica a gestire la nostra “lunga vita”
• Crescente effetto dei fattori di rischio delle malattie degenerative
• Presenza di una “zavorra evoluzionistica” oggi non più favorevole
• Difficoltà a controllare i “meccanismi guida” che danno piacere

Guardando poi la genetica degli alimenti, si deve evidenziare che, salvo poche eccezioni, non sono stati progettati per essere mangiati da noi: il loro contenuto in molecole bioattive è funzionale alla loro fisiologia e non alla nostra.
Inoltre molte delle sostanze che possono aumentare l’efficienza di vie metaboliche utili per controllare fattori di rischio delle malattie degenerative tipiche dell’età avanzata, possono non essere presenti in quantità adeguate negli alimenti di uso quotidiano.
Tutto quanto scritto è una motivazione importante all’uso degli INTEGRATORI che permettono di concentrare con semplici somministrazioni principi attivi altrimenti difficilmente reperibili.

23/10/11

Lavorazione della Propoli


La Propoli o meglio le Propoli al plurale, sono sostanze molto complesse che contengono moltissimi principi attivi.
La sostanza grezza si ricava dalla pulizia annuale del “mielario” ovvero quella parte dell’arnia deputata per la raccolta del miele. Una volta tolti i telaini contenenti il miele, l’apicoltore gratta via dalle pareti una resina bruna: la Propoli
In Italia ogni arnia produce 100-200 g di propoli da mielario
Nella parte bassa dell’arnia, dove c’è il nido delle api, c’è una notevole quantità di propoli che però è di scadente qualità in quanto può contenere una grande quantità di sostanze indesiderate (acaricidi, antibiotici, pesticidi, ecc.): il controllo della filiera produttiva è quindi molto importante in quanto l’apicoltore può essere tentato di raccogliere la propoli dalla pulizia del nido, presente in quantità più abbondante….

La materia prima grezza ha l’aspetto di una resina con colore e consistenza differente dipendente dalle diverse origini: più scura l’asiatica, più chiara la europea, marrone la brown sudamericana, verdastra la green brasiliana, ecc.

La composizione generale della propoli è la seguente:
+ 50-55% di resine e balsami (terpeni, polisaccaridi, acidi uronici, acidi aromatici, aldeidi aromatiche, acidi ed esteri caffeici, ferulici
+ cumarici).
+ 25-35% di cera (acidi grassi, ossiacidi, lattoni).
+ 5-10% di sostanze volatili, di cui lo 0,5% di olii essenziali.
+ 5% di polline, presente per cause accidentali.
+ 5% circa di materiali organici vari tra cui i più importanti sono i flavonoidi (acido benzoico, ac. caffeico, ac. ferulico, alcool cinnamico, crisina,dimetossifiavoni galangina, isovanilina, isalpina, pinocembrina, pinobanksina, pronostrobina, vanillina, kemferide, etc ... ), minerali (alluminio, calcio, cromo, rame, ferro, manganese, piombo, silice, etc ... ), vitamine dei gruppo B (Bl, B2, B6, PP), vitamina C ed E.

Anche il contenuto dei diversi componenti varia in funzione dell’origine e la propoli per essere utilizzata dall’uomo deve essere lavorata per eliminare tutte le sostanze inerti e in modo da ottenere un prodotto ricco nei principi attivi desiderati.
Oggi la qualità degli estratti di propoli è valutata solamente come elevata concentrazione di bioflavonoidi dimenticando che tra gli attivi ci sono anche i polisaccaridi, i terpeni, gli acidi organici, ecc.

Il metodo tradizionale di lavorazione è l’estrazione con etanolo, che ha la limitazione di una parziale decerazione e la separazione solo dei principi attivi solubili in alcool. Si sono studiati vari altri sistemi di lavorazione (Anidride carbonica, ultrasuoni, ecc) con i quali si possono ottenere decerazioni e purificazioni migliori ma sempre l’estrazione dei principi attivi risulta non completa in quanto non vengono estratti i principi attivi ad esempio solubili in acqua: a differenza di altri principi naturali la/le propoli sono molto complesse e non è possibile lavorarle con sistemi standardizzati

La MultiEstrazione Dinamica (MED), cioè l’estrazione della sostanza con etanolo a gradazioni differenti modificando anche temperatura e pH in base all’origine del prodotto seguendo l’estrazione dei principi attivi con l’ HPLC-Massa, uno strumento di laboratorio sofisticato preciso, permette di estrarre tutti i principi attivi nella loro completezza. Questo sistema è stato messo a punto e brevettato dalla società Italiana B Natural.

09/10/11

La Propoli


La maggior parte delle persone pensa che la Propoli sia una sostanza prodotta dalle api come il miele ma non è così.
Le piante hanno sviluppato nei secoli sistemi di difesa da agenti atmosferici e microorganismi.
Per difendere le giovani gemme e proteggere le ferite secernono sostanze resinose ricche in bioflavonoidi che hanno attività anti-batterica, anti-virale, per difendersi dai microrganismi e antiossidante per proteggersi dai raggi solari ultraviolettia.

Le api hanno capito da millenni l’utilità di queste sostanze e hanno cominciato a raccogliere per difendere se stesse e l’alveare dalle malattie.
Le api, non volano solo di fiore in fiore alla ricerca di polline e nettare, ma sulle gemme apicali e sulle cortecce raccolgono queste resine secrete dalla pianta
Le api rielaborando queste resine producono la PROPOLI, una sinergia unica tra flora e fauna, grazie alla quale in un ambiente sovraffollato con temperatura elevata quale è un alveare, non esistono infezioni
La propoli viene utilizzata per sigillare l’arnia, per chiudere le celle, e anche per ricoprire i predatori uccisi all’interno, per evitare l’insorgere di infezioni.
Tutte le piante producono queste resine che sono chimicamente differenti ma che hanno come caratteristiche comuni la ricchezza di bioflavonoidi e le attività terapeutiche: il lavoro di ricerca ha permesso di identificare questi principi attivi e le tecnologie estrattive necessarie per separarli dalle sostanze inerti come le cere e da dalle "sporcizie" quali pezzi di legno ali di api ecc. migliorandone la biodisponibilità.

18/03/10

La difficile valutazione degli antiossidanti

Gli antiossidanti sono composti in grado di proteggere sostanze chimiche e materiale biologico dai danni provocati dall’ossidazione indotta dai radicali liberi.

I radicali liberi sono molecole costituite da raggruppamenti di atomi instabili in quanto manca loro un elettrone in una delle orbite esterne, si possono accumulare ed essere estremamente nocivi per quasi tutti i costituenti dell’organismo.


In particolare sono suscettibili all’azione dei radicali:
• Gli Acidi Nucleici (DNA, RNA) il cui danno cellulare è quello potenzialmente più pericoloso perché le alterazioni sono spesso associate a mutazioni genetiche e allo sviluppo di tumori.
• Le Proteine possono subire danni inibendone la funzione enzimatica e causando problematiche nella produzione di energia per la cellula. Inoltre l’ossidazione delle proteine sembra essere responsabile, almeno in parte di patologie quali l’aterosclerosi e l’invecchiamento.
• I Carboidrati sono rapidamente degradati
• I Lipidi sono importanti per la loro presenza nelle membrane cellulari e la loro ossidazione (lipoperossidazione) causa alterazioni strutturali delle cellule.

Le cause dell’aumento dei radicali liberi sono:

• inquinamento ambientale (fumo di tabacco, gas di scarico, ecc.),
• abuso di bevande alcoliche,
• farmaci non naturali (pillola contraccettiva, uso di estrogeni durante la menopausa, ecc),
• alimenti mal digeriti e mal assimilati,
• diete troppo ricche di proteine e grassi animali,
• malattie come l'artrite reumatoide, gli stati infiammatori in genere, i traumi al sistema nervoso, le problematiche cardiovascolari, ecc.
• presenza di ischemia in qualche tessuto con la conseguente riduzione dell'apporto di sangue,
• danno prodotto da metalli pesanti (cadmio, piombo, mercurio, ecc.) e dagli idrocarburi derivati dalle lavorazioni chimiche, ecc.
• intenso irraggiamento solare, radiazioni ionizzanti,
• attività fisica intensa perché incrementa la respirazione con conseguente surplus di formazione di perossido di idrogeno.

Tutti questi motivi hanno fatto si che ci fosse un incremento delle richieste di integratori contenenti antiossidanti che ha causato una crescita esponenziale delle vendite raggiungendo nel 2009 un fatturato a livello globale di 12 miliardi di dollari.

Questi integratori hanno però una composizione molto varia sia come sostanze (vitamine, frutti di bosco, papaya, carotenoidi, ecc.) che come dosaggi, e sulla misura della reale attività antiradicalica esiste molta confusione.

“Il problema è che si sta parlando di migliaia di differenti composti con strutture chimiche notevolmente diverse, ma raggruppati sotto un unico termine che identifica un meccanismo di azione” dichiara il professor Blumberg direttore del laboratorio di ricerca sugli antiossidanti alla Tufts University di Boston, “Il termine scientifico antiossidante è oggi stato trasformato in uno strumento di marketing e questa semplificazione può essere causa di futuri problemi”

L’organismo umano ha un complesso sistema antiossidante che coinvolge componenti endogeni ed esogeni che sinergicamente neutralizzano i radicali liberi. Tra i componenti endogeni sono inclusi alcuni enzimi e alcune proteine in grado di catalizzare reazioni di inattivazione dei radicali liberi, mentre quelli esogeni sono gli antiossidanti assunti con la dieta come l’acido ascorbico, la vitamina E, carotenoidi, i polifenoli, ecc.

Chiaramente tutte queste molecole diverse hanno meccanismi di azione molto differenti che possono essere riassunti in:
• inibizione della formazione dei radicali (antiossidanti preventivi)
• neutralizzazione dell’attività dei radicali liberi già formati (chain-breaking)
• in grado di stimolare le difese antiossidanti endogene ma con ridotto, o nullo, potere antiossidante proprio

Vista la molteplicità delle molecole, la loro diversa biodisponibilità e i loro meccanismi di azione, come è possibile valutarne l’attività?

Esistono test “chimici” con i quali si valuta il decadimento di un reattivo chimico in presenza o in assenza della sostanza antiossidante il più noto dei quali è il test ORAC (Oxigen Radical Absorbance Capacity) anche se oggi si tende maggiormente a utilizzare è il test FRAP (Ferric Ion Reducing Antioxidant Power) perché più semplice.
Utilizzando quest’ultimo M. Carlsen e al. hanno di recente pubblicato sul Nutritional Journal una lista di 3000 sostanze alimentari con potere antiossidante dal quale però risulta che spezie ed erbe sono ai primi posti dell’elenco con una attività superiore a quella delle bacche e dei frutti… “… non tutti gli alimenti ricchi di antiossidanti sono buone fonti e non tutti gli antiossidanti forniti con la dieta sono bioattivi…”.

Non sempre, quindi, un alto livello ORAC/FRAP corrisponde a una elevata attività antiossidante e, viceversa, sostanze come la Papaya fermentata studiata dal Prof. Luc Montagner, pur avendo un livello ORAC molto basso, hanno una forte attività di stimolare antiossidanti endogeni.

Le metodiche ORAC e FRAP devono essere quindi utilizzate solo per una valutazione indicativa ma il solo fatto che equiparino tutte le molecole, come cianidine, tocoferoli, carotenoidi ecc., a qualche cosa di equivalente non ci permette di dire nulla sulla biodisponibilità e sulle sinergie.
Queste devo essere provate con test in vivo, ricercando le molecole e i loro metaboliti a livello ematico per provarne la loro reale biodisponibilità.

A questo riguardo è stato recentemente pubblicato un lavoro Finlandese che dimostra la biodisponibilità dei polifenoli contenuti nei frutti di bosco: volontari hanno utilizzato per otto settimane, mirtilli, ribes nero e altre bacche al termine delle quali hanno mostrato un aumento significativo dei livelli ematici di polifenoli con incremento di composti come la quercetina di circa l’80% rispetto ai soggetti placebo (Journal of Agricultural and Food Chemistry - “Bioavailability of Various Polyphenols from a Diet Containing Moderate Amounts of Berries” R. Koli e al.)

23/02/10

Il Mirtillo (parte 2): i principi attivi

Questo post è più per “addetti ai lavori”: Farmacisti preparatori, Responsabili del controllo qualità, …

Cosa c’entrano tre fiori, una peonia, una malva e delle petunie con il mirtillo?Una classe di principi attivi antiossidanti, molto affascinante, è quella delle antociandine, pigmenti rosso viola presenti in molti vegetali per proteggere dai raggi ultravioletti giovani piante, frutti e fiori da cui a volte prendono il nome: peonidina, malvidina, petunidina. Le antocianidine appartengono alla famiglia dei flavonoidi e nelle bacche fresche di mirtillo si trovano in forma glucosilata, legate a uno zucchero (glucosio o galattosio o arabinosio), e prendono nome di antocianine o antocianosidi.

Nell’estratto di mirtillo si trovano sia le antocianine, glucosidi, che le antocianidine, agliconi, ma è fondamentale che la percentuale di queste ultime sia molto bassa, in quanto sono scarsamente biodisponibili e sono indice di qualità mediocre.
La rottura del legame tra l’antocianina e lo zucchero può essere dovuta da diverse cause come l’utilizzo di prodotto non fresco o un errato procedimento di lavorazione o un problema nella conservazione del prodotto.

Quindi, il primo punto per la valutazione qualitativa dell’estratto, è che nella documentazione tecnica deve essere ben specificato il contenuto della frazione glucosidica (un prodotto ben purificato ha un contenuto in antocianine o antocianosidi del 36%.)

Il Vaccinium myrtillus contiene 15 antocianine ben identificate mentre altri “Mirtilli” ne contengono in minor quantità, e hanno attività inferiore e differente.
Il metodo ufficiale stabilito dalla Farmacopea Europea per la valutazione del contenuto dei principi attivi è quello spettrofotometrico.
Con tale metodo si ottiene il contenuto totale ma non sono possibili l’identificazione e la quantificazione precisa dei singoli pigmenti; la titolazione viene espressa genericamente come antocianine (o antocianosidi) calcolati come antocianidine (un estratto purificato ha un contenuto del 25%)

Il metodo HPLC (Cromatografia liquida ad alta prestazione) separa i componenti in singoli picchi permettendo l’identificazione delle diverse antocianine. Al momento però non esiste un metodo ufficiale ma solo quello messo a punto da alcune aziende. Sarebbe comunque opportuno chiedere ai fornitori almeno un cromatogramma per verifica.

Un’alternativa più semplice ed economica per l’esatta identificazione è quella di utilizzare la buona vecchia TLC (cromatografia su strato sottile) che permette di separare su lastra i singoli pigmenti.

Reference
4 Mirtillo
T2 paeonidin-3-glucoside
T3 malvidin-3-glucoside
T4 cyanidin-3,5-diglucoside
T5 delphinidin-3-glucoside
T6 delphinidin-3,5-diglucoside

L’attenzione sull'identificazione della specie corretta è fondamentale in quanto può avvenire che sul mercato vengano introdotti, da fornitori poco scrupolosi, estratti di altre specie Vaccinium, prevalentemente di origine asiatica, spettrofotometricamente perfetti ma con composizione chimica non conforme.
Il motivo è che le antocianine sono presenti in moltissime altre specie vegetali “economicamente” più interessanti del mirtillo, che vengono utilizzate per "arricchire" i principi attivi degli estratti di mirtillo.
Il consiglio è di dubitare di prezzi troppo allettanti, di verificare l’affidabilità e la preparazione dei fornitori e la completezza della documentazione in cui deve essere specificata nei dettagli la composizione dei principi attivi.

05/02/10

Il Mirtillo (parte 1): identificazione della pianta

La pianta che si trova sulle nostre montagne, le cui gustose bacche sono anche utilizzate in farmaci e in integratori, è il Vaccinium myrtillus, un arbusto che cresce in Europa, America del Nord e Asia e da luglio a settembre produce frutti di colore bluastro.
A uso fitoterapico sono utilizzate:
• Le foglie (con attività diuretica, antidiabetica, antisettica delle vie urinarie, antiinfiammatoria)
• Le bacche essiccate (con attività astringente, antiinfiammatoria, capillaroprotettiva).
• Le bacche fresche.

L’uso delle foglie e delle bacche essiccate è conosciuto da molto tempo e non è così interessante. Solo dagli anni ’60, l’evolversi della tecnica estrattiva ha permesso la lavorazione delle bacche fresche in modo da ottenere un fitocomplesso più completo, bilanciato e molto ricco in sostanze attive. Su questo estratto sono stati eseguiti molti studi clinici che hanno confermato azioni come:

• Miglioramento della vista notturna
• Microcircolazione della retina
• Capillaroprotettore
• Antiossidante
• Epatoprotettore
• Effetti sulla vasomotilità arteriosa
• ….

Per far si che queste azioni siano garantite, occorre tenere presente questi 4 punti:
1. L’identificazione corretta della specie (Vaccinium myrtillus).
2. La scelta della materia prima (Bacche fresche)
3. La corretta tecnica estrattiva
4. Il corretto contenuto di principi attivi

Questo post approfondisce il punto 1 che, sulla carta, parrebbe molto semplice.
Il genere Vaccinium comprende più di 450 specie diverse ognuna di queste ha un contenuto di sostanze attive diverse.
L’attività fitoterapica principale del mirtillo è dovuta a una classe di pigmenti, che variano dal rosso al blu, chiamati antocianine (dal greco anthos = fiore, kyáneos = blu) che, in natura, hanno funzione di protezione delle bacche dall’ossidazione dovuta ai raggi ultravioletti.
Tutte le bacche del genere Vaccinium contengono questi pigmenti, la specie myrtillus ne contiene ben 15 differenti in quantità abbondante e, la possibilità della lavorazione a temperatura controllata delle bacche fresche, permette di ottenere un estratto con importanti azioni fitoterapiche scientificamente dimostrate. Viceversa altre specie hanno un contenuto di antocianine qualitativamente inferiore sia come numero che come quantità, e hanno quindi attività non paragonabili.

Da qui l’importanza dell’identificazione corretta, che non è semplice già a partire dal nome: la lingua Italiana definisce quasi tutte queste bacche, indistintamente, con il termine "mirtillo".
Alcune specie, poi, hanno caratteristiche fisicamente molto simili al V. myrtillus e si prestano a essere facilmente confuse. Sotto gli occhi di tutti è il caso del V. angustifolium, il mirtillo normalmente servito nei ristoranti italiani, che si differenzia per le bacche più grandi e più consistenti, con l’interno biancastro anziché viola scuro e il gusto meno intenso.
Altri “mirtilli”, come il V. uliginosum, V. corymbosum e V. vitis idea, hanno bacche bluastre non facilmente distinguibili e, soprattutto, una volta lavorati (polveri o estratti) possono essere irriconoscibili ai meno esperti.
Quindi è importante fare attenzione nell’identificazione dell’estratto di mirtillo presente nei prodotti e quindi si consiglia:

Agli utilizzatori di integratori a base di mirtillo di leggere attentamente gli ingredienti sull’astuccio verificando che, oltre al nome italiano “mirtillo”, sia indicato anche il nome scientifico “Vaccinium myrtillus” e, in caso di dubbio, si facciano consigliare dal farmacista o dal medico.

Ai farmacisti preparatori che non hanno a disposizione strumenti analitici, in primo luogo, di verificare che il colore della polvere sia viola scurissimo, praticamente nero (conviene utilizzare estratti con la massima concentrazione piuttosto che prodotti diluiti), a differenza delle polveri ricavate da altre specie che sono più rossastre, in secondo luogo, di accertare l’affidabilità del fornitore chiedendo di specificare la provenienza (stabilimento di produzione) del prodotto.

Per i produttori di integratori l’argomento sarà approfondito nel prossimo post in cui sarà trattato l’argomento “i principi attivi del mirtillo”.