08/11/11

Integratori perchè si (2)

Le presenti osservazioni sono ricavate dall’intervento al convegno “Sano Stile di Vita” del Prof . Adrea Poli
Provate ad osservare questo grafico, risulta evidente la difformità:
dall’anno 0 al 1900 la speranza di vita media è cresciuta di 25 anni mentre, solo nell’ultimo secolo è incrementata di 30 anni grazie alla medicina e allo stile di vita.
Ma l’evoluzione ha altri tempi: i nostri geni non cambiano così in fretta!
Il nostro corpo non è “evolutivamente progettato” per una vita così lunga ecco perché l’invecchiamento della popolazione si associa alla comparsa di malattie cronico degenerative (aterosclerosi, neoplasie, demenze, ecc.)

In un ottica evoluzionistica, queste malattie degenerative non sono rilevanti perché colpiscono l’individuo dopo il periodo riproduttivo e non sono quindi pericolose per la specie.
Di conseguenza, non è evolutivamente rilevante che noi diventiamo sovrappeso o obesi, come non è rilevante che diveniamo ipercolesterolemici o obesi. I nostri meccanismi di difesa da queste condizioni non sono stati selezionati in modo efficiente (principio di economia) mentre si sono sviluppati quelli che ci proteggono durante l’età più importante, quella riproduttiva.

Avere il “colesterolo alto” o fumare non sarebbe di fatto pericoloso se la durata della vita media fosse 50 anni: più la vita si allunga, più un fattore di rischio ha tempo per fare danni.

L’allungamento della vita aumenta progressivamente le nostre responsabilità personali nei confronti di noi stessi e della società in termini di salute: le responsabilità dei “professionisti della salute” (medici, farmacisti, ecc.) su questi temi, e sull’educazione del pubblico in proposito, sono evidenti.

Tornando all’evoluzione non necessariamente le sue “scelte” sono nella direzione desiderabile da uomini e donne del 21 secolo: nel corso dei secoli sono state sviluppate forme di difesa da agenti esterni che però sono rapidamente cambiati nel corso di pochissimi anni (gli ultimi).
Alcuni esempi:

• Per ridurre il rischio di emorragie si è evoluta l’aggregazione piastrinica che ha, come effetto tardivo il rischio di trombosi (infarto, ictus)
• L’uomo si è evoluto fondamentalmente in aree povere di sodio e nel corso dei secoli a sviluppato la ritenzione sodica che oggi da come effetto tardivo il problema dell’ipertensione.
• L’elevata produzione di colesterolo permette, nei paesi a bassa insolazione, di migliorare la produzione di vitamina D, ma ha effetti tardivi che conosciamo bene: arteriosclerosi, infarto.
L’obesità esiste con lo scopo di proteggere la razza umana dalle carestie ma ha l’effetto tardivo dello sviluppo del diabete e dell’arteriosclerosi
• Per controllare le infezioni il corpo umano ha sviluppato il sistema delle infiammazioni che hanno come effetto tardivo le malattie autoimmuni e l’aterosclerosi.
• Ecc.

Il nostro processo evolutivo è quindi ancora tarato sull’uomo del 1800 e occorreranno ancora parecchi anni prima che si adatti al tipo di vita attuale

Come fa l’evoluzione a guidarci?
Ha posto a controllo dei punti chiave della conservazione della specie (alimentazione, alimentazione dei piccoli, riproduzione), un meccanismo fortissimo: il piacere
Esempio: gli alimenti buoni (dolci) in situazioni ambientali critiche (carestie) danno molta energia: quindi l’uomo e guidato verso questo tipo di alimentazione.

Controllare razionalmente i meccanismi del piacere è molto difficile: ad esempio controllare il piacere che deriva dal consumo di cibi di gusto gradito da parte di persone in sovrappeso è una forzatura evolutiva.
Il gusto, che guida le nostre scelte alimentari, e che è, almeno in parte selezionato geneticamente, ci orienta quindi verso cibi dolci e verso i grassi, mentre ci fa rifuggire dai cibi amari.
I nutrizionisti moderni oggi però danno grande importanza ai prodotti antiossidanti tipo i polifenoli che hanno un gusto amaro.

Quindi riassumendo i principali termini del problema sono:
• Inappropriatezza genetica a gestire la nostra “lunga vita”
• Crescente effetto dei fattori di rischio delle malattie degenerative
• Presenza di una “zavorra evoluzionistica” oggi non più favorevole
• Difficoltà a controllare i “meccanismi guida” che danno piacere

Guardando poi la genetica degli alimenti, si deve evidenziare che, salvo poche eccezioni, non sono stati progettati per essere mangiati da noi: il loro contenuto in molecole bioattive è funzionale alla loro fisiologia e non alla nostra.
Inoltre molte delle sostanze che possono aumentare l’efficienza di vie metaboliche utili per controllare fattori di rischio delle malattie degenerative tipiche dell’età avanzata, possono non essere presenti in quantità adeguate negli alimenti di uso quotidiano.
Tutto quanto scritto è una motivazione importante all’uso degli INTEGRATORI che permettono di concentrare con semplici somministrazioni principi attivi altrimenti difficilmente reperibili.